Cos’è il Tarocco, dove nasce? È vero che predice il futuro? O si tratta solo di un gioco di carte caricato, in buona o cattiva fede, di significati esoterici? Il Tarocco è tutta una castroneria, roba da maghi e cartomanti, indovini, zingari, new age, sette esoteriche, gente che più o meno si è bevuta il cervello?
Direi proprio di sì: i maghi e i cartomanti, così come i new age e i millantatori dello “spirito”, praticano un Tarocco che è pura cialtroneria.
Indipendentemente dalla sua origine, di cui in realtà si sa ben poco, il Tarocco ha tanto a che vedere con la previsione del futuro quanto ne ha con le previsioni del tempo. Né d’altronde ha niente a che vedere con l’antico Egitto, gli ebrei e la tradizione esoterica che gli si è voluto affibbiare e di cui si continua ad ammantarlo ancora adesso. Quando si predice il futuro a una persona, qualunque sia il mezzo che viene utilizzato, si pratica un esercizio di potere che non ha nulla a che fare con la comunicazione tra esseri umani e con l’amore che sempre dovrebbe accompagnare queste relazioni (una predizione, anche se ben intenzionata, è sempre una presa di potere sulla vita dell’altro ed è dunque, sempre, un fatto negativo). Quasi due secoli di menzogne e di deviazioni sul Tarocco, cui la televisione e i vari millantatori che ci sono in giro hanno aggiunto ulteriore cialtroneria, hanno occultato la sua vera utilità, importanza e significazione. La vita è una rete di casi fortuiti, di casualità che si intrecciano con la razionalità dell’esistenza e spesso ci sorprende. Questa rete è in realtà solo apparentemente casuale: esiste infatti una sincronicità che orchestra gli avvenimenti come in una danza meravigliosa – la danza della realtà, come l’ha chiamata Alejandro Jodorowsky. Secondo il fatto di crederci o meno, questa danza può diventare felice oppure macabra, può fare la felicità della nostra vita o la nostra completa depressione. Il Tarocco è compartecipe di questa sincronicità e se ne avvale al massimo livello: non si tratta di casualità, ma di “casualità oggettiva” – usando una definizione surrealista –, nel senso che il nostro inconscio è sempre e costantemente collegato all’inconscio collettivo: esso è infatti uno dei mezzi più efficaci per avvicinarsi ad esso perché rappresenta una forma aperta simbolica collegata all’inconscio e parla il suo linguaggio in termini prettamente visivi, basandosi su archetipi fondamentali.